Curatore: Giuseppe Alonzo
Biblioteca del Rinascimento e del Barocco
Una poesia amorosa cautamente sensuale, che convoglia le escursioni metaforiche nella rappresentazione galante della città. Un’ispirazione civile antimilitaristica, capace di censurare l’espansionismo di Parigi quanto l’arroganza di Madrid. Una vena encomiastica sì filospagnola, ma complicata, dove ci si aspetterebbe l’elogio più sviscerato, dal disagio di un’eroicità negata e dall’utopia di una provvidenziale pacificazione. Il tutto nell’ambito di una poetica prudentemente sperimentale, alternativa alle prescrizioni dei Borromei ma non piegata alla propaganda spagnola.
Una poetica mai riconducibile a soluzioni univoche e costanti, bensì abile a mettere a nudo e anzi a sfruttare, pur con pericolose difficoltà, la fluidità di codici estetici solo apparentemente inconciliabili. Sullo sfondo, una complessa serie di vicende familiari, che raccontano degli alterni rapporti con l’influente cardinale Gian Giacomo Teodoro e contribuiscono all’evoluzione da un giovanile profilo occasionale ad uno, maturo, della contestazione, e infine – su stimolo della necessità – a quello senile dell’elogio. È questa, in sintesi, la caratura poetica di Claudio Trivulzio (1588-1649).
Esempio, unico a Milano, di una piena ricezione del barocco letterario, egli si rivela capace di corrugare l’egemonia tanto del disciplinamento etico ed estetico borromaico, quanto di una classe politica più o meno esplicitamente sostituita dal miraggio di una Milano autodeterminata. Sono probabilmente le ragioni per cui quella di Trivulzio rimane una voce inascoltata, marginale sotto il profilo accademico e politico oltre che poetico.
È il frutto delle sue critiche all’amministrazione per il governo della peste e la militarizzazione dello Stato, dei suoi appelli per una tregua sconveniente per tutti, del suo riporre l’utopia della pacificazione nei simboli del Naviglio e del Duomo, orgogliosi emblemi dell’ingegno civile milanese e di una spiritualità collettiva in schietto dialogo con la divinità. È per questo che la voce di Trivulzio merita di tornare a parlare. Piacesse o meno a un Federico Borromeo, che l’avrebbe ritenuta troppo concettosa e poco edificante, o alla burocrazia municipale, che ne avrebbe censurato la contestazione, o almeno la non incallita adesione, alla propaganda politico-militare di Madrid.
Le lettere inedite da Torino e i Discorsi sulla legazione polacca, solo parzialmente finora pubblicati, disegnano un quinquennio di storia europea dalla specola di un osservatore attento e di una penna abile e prudente.
Curatore
Giuseppe Alonzo (Milano, 1985) è titolare di un assegno di ricerca presso il Dipartimento di Studi letterari, filologici e linguistici dell’Università degli Studi di Milano. Si è occupato prevalentemente della letteratura italiana secentesca, pubblicando, oltre a vari articoli, la monografia Periferia continua e senza punto. Per una lettura continuista della poesia secentesca (Pisa, 2010), l’edizione critica e commentata del Ritratto del Serenissimo don Carlo Emanuello di Giovan Battista Marino (Roma, 2011) e, insieme a Giorgio Bárberi Squarotti, un’antologia commentata delle opere dello stesso autore (Milano, 2012). I suoi interessi si concentrano ora sulla ricezione lombarda del secentismo italiano. In merito ha pubblicato interventi sul genere idillico, su Giovan Battista Oddoni, Carlo Giuseppe Orrigoni, Giovan Battista Vignati, Carlo Torre, Brunoro Taverna, nonché la monografia Le Rime di un ‘editore-letterato’ milanese: Gio. Pietro Ramellati, alias Piotigero Laltimera (Milano, 2013).
Il libro è parte della Biblioteca del Rinascimento e del Barocco, collana di studi e testi diretta da Andrea Battistini, Luisa Avellini, Clizia Carminati, Lara Michelacci, Uberto Motta e Francesco Sberlati
Nella prospettiva culturale che si sviluppa fra XVI e XVII secolo in Europa si assiste a un riassetto epocale di idee e di forme adeguate a comunicarle; la scena letteraria, intrecciata alla drammaturgia, alla musica e all’innovazione nelle arti figurative nonché messa alla prova dal confronto con i modi della comunicazione della rivoluzione scientifica, dà vita a una stagione complessa di proposte e risposte che offre ancora ampie possibilità di scandaglio.
A questa opportunità di migliore identificazione di testi e di perfezionamento degli studi la Biblioteca del Rinascimento e del Barocco viene incontro facendo appello a un quadro nazionale e internazionale di specialisti, capaci di trasformare una Collana editoriale in una rete di relazioni e di discussione: nell’articolazione di una virtuale res publica litteratorum.