L'anima di una cattiva compagnia

L'anima di una cattiva compagnia

Vita e imprese mirabolanti di Vladimir Vysockij

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A cura di: Elena Buvina - Mario Alessandro Curletto

“Sapete cosa diranno di Brežnev tra cent’anni? Diranno:
- Brežnev? Ah sì, quel mediocre politico dell’epoca di Vysockij…”
Questa battuta circolante in URSS negli anni Settanta dà la misura dell’immensa popolarità di un genio poliedrico (ufficialmente “solo” un grande attore, in realtà uno straordinario poeta e cantautore) che, seppur sistematicamente boicottato dai mezzi di comunicazione sovietici, era entrato direttamente nel cuore di un popolo intero (operai, esponenti dell’intelligencija creativa e tecnico-scientifica, detenuti, militari, poliziotti, minatori, cacciatori di balene, alpinisti, ecc.), persino in quello dei rappresentanti dell’apparato statale (leader politici, funzionari del Partito e del KGB) che per dovere d’ufficio lo ostacolavano e fingevano di ignorarlo. La sua voce potente e infiammata, incisa su nastri e cassette registrate con mezzi di fortuna, percorreva tutto lo sconfinato paese, poetizzando la vita di ogni giorno, le difficoltà tragicomiche, i piccoli eroismi misconosciuti, in uno spirito opposto a quello della propaganda di Stato. Il suo originale, inimitabile mondo poetico, a cui faceva da corollario un’esistenza burrascosa, così lontana dai canoni sovietici (una moglie francese, l’attrice Marina Vlady, la passione per le auto straniere, la guida spericolata, i frequenti viaggi all’estero), fecero sì che ancora in vita Vysockij, straordinario creatore di miti, generasse, senza volerlo, anche il mito di se stesso. Mito destinato a crescere a dismisura, raggiungendo livelli parossistici dopo la morte prematura (a soli 42 anni) nel 1980, e a sopravvivere tuttora, a quasi trent’anni dalla sua scomparsa, accompagnato dal tardivo riconoscimento della “qualifica” di poeta da parte della cultura ufficiale e dall’utilizzo sistematico del suo patrimonio poetico da parte dell’industria dell’intrattenimento e dell’informazione (film, serial televisivi, telegiornali, cronache sportive, talk show, dibattiti politici ecc.). Gli echi della sua vita e delle sue opere risuonano anche in Italia, fino a valergli il Premio Tenco postumo nel 1983.

L’anima di una cattiva compagnia ripercorre le gesta epiche di Vladimir Vysockij, dai timidi inizi in teatro e nel cinema all’entrata ancora vivo nella leggenda, alla scomparsa prematura e a un funerale ormai comunemente definito in Russia come “il funerale di un’intera epoca”. L’intensa narrazione è intervallata da una scelta di testi delle sue canzoni e poesie e dalle testimonianze di chi gli è stato vicino fino alla tragica morte.


Autori

Elena Buvina insegna lingua e traduzione russa all’Università degli Studi di Genova. Russista e traduttrice, attualmente si occupa di questioni relative all’utilizzo delle nuove tecnologie e di nuovi metodi nell’insegnamento della lingua russa.

Mario Alessandro Curletto insegna letteratura e civiltà russe all’Università degli Studi di Pavia. Ha scritto Spartak Mosca. Storie di calcio e potere nell’URSS di Stalin (il melangolo, Genova 2005). Ha tradotto, tra gli altri, testi di S. Aksakov, I. Turgenev, M. Gor’kij, M. Bulgakov, A. Remizov, V. Grossman, M. Kuraev, I. Mitrofanov.

Da inserire:

    ISBN: 978-88-96026-14-4
    Pagine: 456 
    Brossura con bandelle
    Formato: 17x24 cm
    Data di pubblicazione: ottobre 2009
    Editore: Emil
    Tutti i libri dell' autore: Elena Buvina

Data di inserimento in catalogo: 11.12.2009.

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